23 Giugno 2018
Siamo nel 2018, ma molti pensano ancora che andare dallo Psicologo significhi essere matti o malati.
Non è così! A maggior ragione se si tratta dello Psicologo Sportivo.
Chi è lo Psicologo dello Sport?
È un laureato magistrale, abilitato all’esercizio della professione dall’esame di stato e iscritto all’Albo degli Psicologi nella sezione A con un Master di specializzazione nella preparazione mentale: questo significa una persona che ha studiato e sperimentato tanto le dinamiche personali, emotive, relazionali e comunicative con una forte passione per lo sport. Solitamente opera come libero professionista o nell’ambito di società di consulenza che offrono servizi psicologici ad atleti (agonisti o amatoriali, individuali o in squadra), allenatori, istruttori, dirigenti, staff tecnico, genitori e insegnanti. Non lavora mai solo: ha innanzitutto bisogno di un’equipe alle spalle con cui confrontarsi assiduamente, inoltre ha la necessità di trovare il giusto allineamento e sinergia con l’atleta o il gruppo con cui si relaziona, ogni volta diverso e unico.
Perché rivolgersi a uno Psicologo dello Sport?
Perché è importante allenare la mente, non solo il fisico, la tecnica e la tattica. La componente mentale gioca un ruolo determinante nell’attività sportiva: è proprio la forza mentale a fare la differenza nei momenti critici di una partita o di una gara. Ma anche perché è importante che l’atleta sia fornito degli strumenti per lui più idonei per ottimizzare la prestazione sportiva.
È forse da considerare un matto la persona che cerca gli strumenti per performare al massimo e per stare bene praticando lo sport che ama?
Motivazione, obiettivi, comunicazione con se stessi e con gli altri, concentrazione, gestione delle emozioni, dell’ansia, dello stress pre-gara, delle relazioni e di tutte quelle situazioni scomode sono alcuni dei temi su cui è possibile lavorare con uno Psicologo dello Sport.
L’atleta trova in questo modo delle strategie che non gli serviranno soltanto nell’ambito sportivo, ma nella vita in genere: a scuola, al lavoro, nelle relazioni…
State ancora pensando all’idea di paziente sdraiato sul lettino?
Siete fuori strada: a volte lo Psicologo dello sport lavora con l’atleta in studio, a volte in aula con i tecnici e gli allenatori, a volte nei centri di medici e fisioterapisti affiancando l’atleta dopo un infortunio, ma molto più spesso su campo, a bordo vasca, in palestra, in pista… nella realtà sportiva.
Lo Psicologo visto dagli atleti
- «Non riuscivo a mantenere la concentrazione e mi sono fidata di ogni tipo di aiuto. Non avevo nessuna aspettativa e mai avrei immaginato di poter migliorare così tanto, magari non tanto nei risultati quanto di come ho iniziato a vivere il match»
- «Penso sia fondamentale lavorare sull’aspetto mentale in egual modo che quello tecnico e quello fisico. Sono molto soddisfatto del lavoro che stiamo facendo, anche se i risultati non sono immediati, ma a lungo andare si nota e parecchio»
- «Ho imparato a gestire situazioni d’ansia in campo che prima mi avrebbero mandato nel panico più totale e senza saperlo anche fuori dal campo»
- «Finivamo di parlare e mi sembrava di non aver imparato nulla, poi entravo in campo e mi accorgevo di tutto quello di cui avevamo parlato».