29 Dicembre 2018

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato del bello dello sport, tutti i motivi che ci spingono a promuoverlo e ad amarlo.

Ci sono però delle situazioni in cui l’atleta non pratica più sport perché fa bene al corpo e alla mente, o per competere e provare a vincere una gara o una partita o una medaglia.

Avete mai sentito parlare di ossessione da sport?

L’atleta diventa sport-dipendente, praticando l’attività fisica non tanto per piacere, quanto piuttosto per voler raggiungere standard estetici esagerati che tendono al perfezionismo, senza essere mosso da alcun altro tipo di motivazione.

L’atleta arriva a praticare l’esercizio sportivo in modo compulsivo, allenandosi da solo in modo rigido e severo, a volte a orari inusuali, per paura che gli altri possano ostacolare quando prefissato.

Si tratta perlopiù di persone caratterizzate da un forte disagio interiore e da una bassissima autostima, che spesso presentano anche disturbi dell’alimentazione e sintomi di insonnia e nervosismo a dimostrazione del fatto che lo sport non è più vissuto come una fonte di benessere.

E il doping?

Se l’ossessione da sport è una tematica piuttosto recente, quella del doping ha origini molto più datate: fin dall’antichità si è fatto ricorso a sostanze eccitanti come funghi allucinogeni, piante e bevande stimolanti, evolute poi con lo sviluppo dell’industria farmaceutica e con la diffusione di sostante quali alcool, caffeina, oppio, …

I regolamenti federali ne vietano l’utilizzo, ma non basta: si sono costituiti comitati, organizzazioni e organismi per combattere tale pratica. Ma davvero siamo arrivati a imporre controlli periodici, esami specifici, test, screening…?

La tematica solleva il più delle volte polemiche e discussioni. Fino a che punto è giusto combattere per superare i propri limiti? È davvero una vittoria quella raggiunta con mezzi artificiali? Oltre a fare male di per sé, tali sostanze rendono la prestazione e i risultati irreali. Ma davvero si reputa quella una vittoria?

Lo sport è sana competizione con i propri mezzi e le proprie risorse fisiche e mentali. È sfidarsi con i propri limiti e provare ad allenarsi con costanza e tenacia per superali. È vittorie, soddisfazioni, conquiste. Ma è anche sconfitte, frustrazioni, infortuni, imprevisti che implicano un ricalcolo degli obiettivi e una rimessa in gioco. È miglioramento continuo, crescita. È benessere.