27 Ottobre 2018
La bellezza dello sport sta (anche) nel fatto che è per tutti: dal bambino all’anziano, dal normodotato al disabile… ci avete mai pensato? Non tutti però vincono la gara, la partita, il campionato, non tutti fanno il record del mondo, non tutti hanno i requisiti per partecipare alle Olimpiadi…
Alla fine di ogni manifestazione è bello veder quindi applaudire i campioni, chi ha sfiorato il podio e chi ha partecipato. Perdere non piace a nessuno, inutile dirlo, ma saper affrontare la sconfitta fin da piccoli non è cosa da poco.
Una gara persa, un compito in classe andato male, un’insufficienza sono fallimenti che ogni bambino può incontrare quotidianamente e che richiedono del tempo per essere “digeriti”.
La reazione dei genitori in queste circostanze è spesso quella di arrabbiarsi e preoccuparsi o al contrario minimizzare e banalizzare la delusione del figlio, non facendo altro che umiliarlo e aumentare il suo sconforto.
Accettiamo e affrontiamo la sconfitta: cosa non è andato? Cosa si può fare per migliorare? Cosa invece è andato bene e ha funzionato? Non dimentichiamo mai di sottolineare anche questo.
Il messaggio da passare ai più piccoli è che ciò che conta è arrivare in fondo, raggiungere i propri obiettivi, accentando che qualcuno possa aver fatto meglio; perdere non significa essere dei perdenti: la sconfitta è l’occasione per rimettersi in gioco e riprovare.
Se vincessimo tutti, che gusto ci sarebbe?
Lo sport in tutte le sue forme prevede delle classifiche. In alcune manifestazioni vengono date medaglie, o comunque premi di partecipazione, a tutti: ma che valore dà il bambino a quel riconoscimento? Tutti si sono messi in gioco, hanno fatto sacrifici e allenamenti per poter accedere a quella competizione è vero, ma hanno raggiunto tutti lo stesso risultato? Forse oltre a un premio di partecipazione, andrebbero valorizzati i vincitori.
Autostima per i migliori e un po’ di frustrazione per gli altri partecipanti, che non fa male, anzi è spesso uno stimolo per nuovi traguardi.