“Pensa a un frutto a tua scelta, ma non pensare a una mela rossa”.
Per un momento, seppur per poco, l’immagine della mela rossa è comparsa nella tua mente. Il nostro cervello funziona così: è arrivato prima alla mente il messaggio “mela rossa” e una frazione dopo il non.
“Non tenere il braccio così teso”: prima arriva lo stimolo “teso”, il cervello si attiva per tendere il muscolo e invece un momento dopo giunge il “non” e quindi si corregge il gesto, perdendo inevitabilmente qualche secondo prezioso.
Risulta quindi sicuramente più efficace e immediato utilizzare messaggi in positivo, che forniscano indicazioni concrete sul comportamento che si desidera ottenere: “Pensa a un kiwi” e “Tieni il braccio flesso”, per esempio.
La comunicazione in positivo, non focalizzandosi sull’errore, infonde sicurezza alla persona con cui si sta dialogando e dà istruzioni precise e puntuali, dando possibilità di crescita e cambiamento e generando in questo modo benessere.
Comunicare infatti, non significa soltanto trasferire delle informazioni, si tratta piuttosto di un processo più complesso, in cui una persona ha intenzione di far fare o far pensare qualcosa al ricevente, arrivando a produrre un effetto sull’altro.
Non basta focalizzarsi su quello che si ha intenzione di dire, ma è indispensabile pensare a come verrà compreso e interpretato dell’interlocutore ciò che viene detto, trovando quindi le espressioni migliori a livello verbale e non per raggiungere tale obiettivo.
Il principio base della comunicazione è “non si può non comunicare” perciò conviene farlo nel migliore dei modi.
In generale, il linguaggio deve essere semplice, chiaro, concreto e coerente, affinché sia compreso al meglio dall’interlocutore, senza lasciare spazio a fraintendimenti e interpretazioni. Riuscire a cogliere l’emozione dell’altro, ascoltarlo ed aiutarlo ad esprimersi, è un aspetto fondamentale della comunicazione, segnale di vicinanza ed empatia.